La prima sesshin e la seconda volta che pratico al tempio.
Non sono più stata al tempio da oltre un anno, dal Vesak dell’anno scorso (festa che celebra la nascita, l’illuminazione e la morte fisica del Buddha). Non sapevo cosa aspettarmi ma quello che ho ricevuto è stato qualcosa di incredibile.
Due giorni intensi, con queste persone che ho imparato a considerare una famiglia. E non solo il Nintai, ma lo Yuga e il Cagliari Kyokai allo stesso modo. C’è qualcosa di speciale che unisce le persone di questa scuola. Ti intimidisce all’inizio ma quando ne fai parte ti senti al sicuro, al punto che ti fidi veramente.
E per una persona diffidente come me, è qualcosa di sconvolgente.
Ti fidi al punto che anche se non hai praticato per due mesi e mezzo, viaggiando per il mondo fra tornare negli States per discutere la tesi e prendere il dottorato e poi catapultarti in Egitto per due settimane di scavo, quando alla Sesshin il Sensei la domenica a pranzo ti dice che nel pomeriggio farai l’esame, ti fidi.
Io non mi sentivo affatto pronta, ma “se lui crede che lo sia, mi fido e lo farò” ho pensato. Il mio primo esame nella scuola. Ero agitata, sì, ma la cosa che mi ha colpito, è che li, sul prato, davanti a Seiun Sensei, Chugi Sensei e ai componenti della scuola, di fronte al “mio Senpai” (momento di panico in cui non mi sono ricordata il nome marziale di Chushin Senpai e quindi l’ho chiamato "il mio Senpai") l’unica cosa che ho sentito è stato il loro supporto. Non mi sono sentita giudicata, ma accompagnata e sostenuta. E anche ora, a distanza di due settimane, mi viene la pelle d’oca a ripensarci. È stato un anno intenso per me, che ha portato a grandi soddisfazioni, come ricevere il dottorato, ma il mondo della Ricerca è brutale. Ci si pugnala alle spalle, il tuo valore si calcola sul numero di articoli che pubblichi, sul numero di citazioni, e un “esame” è un’occasione per trovare le tue lacune e farti sentire inappropriato.
Alla Sesshin mi sono sentita a mio agio durante un esame.
Te la devi sudare la cintura viola, la cintura della scuola, consegnata quando si supera l’esame del 10 kyu. Ci ho messo quasi due anni, ma ce l’ho fatta. E la tensione era tale che mi sono pure offerta volontaria a sostenere l’esame per prima.
Fuori il dente, fuori il dolore ho pensato.
E poi non volevo fare una figuraccia, facendo l’esame dopo Giada e Alessandro. Quando ho terminato l’esame, mi sono messa in Zazen, e la tensione è scesa, cosi come le lacrime. Ho cercato di trattenerle ma l’emozione è stata veramente forte.
Sono contentissima che tutti abbiano superato l’esame: abbiamo festeggiato tutti assieme, esausti e doloranti, ma felici. Francesco ha portato le cinture viola e io sono rimasta in piedi, accerchiata dagli altri deshi, mentre Chugi Sensei me l’ha annodata sul Gi, e mi ha donato un abbraccio forte.
Ora sono veramente parte della scuola. Ho superato il primo esame ma il mio esame è stato l’esame di tutti i deshi che si sono allenati con me, in questi due anni, e alla sesshin, perchè è grazie alla pratica fatta insieme che l’ho superato.
Ora sono carica per ricominciare, con botte, sudore e lacrime.
Sara
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